Futebol e samba, cerveja e caipirinha, Amazônia e Lençois Maranhenses.
E ancora Corcovado e Pão de Açúcar, favelas e ricchezza, milho e feijoada, writing e bossa nova.
Parlare del Brasile come un travel blogger o una rivista turistica sarebbe facile, troppo.
Ne è pieno il mondo ormai di racconti ed itinerari, dalle spiagge da frequentare ai posti da scoprire e delle emozioni da assaporare, in una terra che lascia senza fiato, ti gonfia il cuore e ti apre la mente.
Una terra ribelle, difficile figlia di schiavitù, sfruttamento ambientale e dove il colore della pelle in alcuni contesti sociali fa ancora la differenza.
Ma anche piena di vita, voglia di divertirsi ed emanciparsi.
Nelle favelas si ha una concentrazione della popolazione inimmaginabile, acqua razionata e condizioni igieniche di bassissimo livello.
Fino a qualche anno fa neanche esistevano i numeri civici delle abitazioni.
Ma c’è anche chi in queste condizioni ha ancora la forza di sorridere, svegliarsi la mattina scrutando il sole dalle finestre, per chi è fortunato ad averne una e non ha nessuna intenzione di intraprendere la strada del narcotraffico.
I progetti sociali sono tanti, ma non bastano.
Da chi insegna Capoeira nei capannoni o sui terrazzi a chi cerca di ridare lustro ai tratti urbani con progetti di writing.
Lo stadio che tutti chiamano il Maracanà di Rio de Janeiro in realtà non si chiama così. Il suo vero nome è estadio Mario Filho, prende il nome dal primo giornalista sportivo brasiliano. Maracanà è il quartiere dove è stato costruito lo stadio che un tempo poteva ospitare più di 199 mila spettatori.
Qui riuscire ad assicurarti un biglietto per una partita se sei un brasiliano vale oro.
Ma ne vale la pena.
L’aria che si respira è tipicamente Carioca.
Poi se il Flamengo gonfia la rete al 90esimo è libidine allo stato puro.
La cerveja scende e il volume sale.
Le diverse contaminazioni fanno dei brasiliani un popolo che porta avanti un modus vivendi che sicuramente è fuori dal comune a cui molti sono abituati.
Il calcio e la samba si possono considerare fra tutti, elementi di riscatto sociale.
Soprattutto la samba che ai suoi albori ha dovuto lottare molto per potersi ritagliare lo spazio che oggi viene riconosciuto a questa forma d’arte.
Un viaggio tutto d’un fiato, che ti lascia sulla pelle e nella mente le etichette più adatte per definire questa terra e questo popolo: contaminazione ed incongruenza.
Muito obrigado Brasil!
Josèmar