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Spagna, Vincenzo Claudio Spagnolo, trent’anni dopo

Leggi il nostro ricordo per Stefano Furlan in occasione dei 40 anni dalla sua morte

 

Il 29 gennaio 1995 resta una di quelle giornate in cui ricordi esattamente cosa stavi facendo, tipo come per l’11 settembre 2001.

Domenica da calci al pallone in un centro scout chiuso al pubblico, partita del Napoli alla radiolina in una sfida a Reggio Emilia e le prime discussioni sul mondo del tifo e degli ultras.

Davanti allo stadio Luigi Ferraris di Genova, Vincenzo Claudio Spagnolo, noto come “Spagna”, venne accoltellato a morte da Simone Barbaglia, un diciottenne ultras del Milan. 

L’omicidio avvenne in un contesto di tensioni tra tifoserie organizzate, con gruppi strutturati come le Brigate Rossonere 2, guidate da individui con soprannomi emblematici, come “il Chirurgo”. 

L’episodio segnò un punto di non ritorno nella storia della violenza negli stadi italiani, richiamando alla memoria un caso analogo: la morte di Antonio De Falchi, tifoso romanista aggredito a San Siro alcuni anni prima.

 

La memoria e il ricordo: trent’anni di commemorazioni

 

Ogni anno, il ricordo di Spagnolo viene onorato con una cerimonia presso la Gradinata Nord dello Stadio Ferraris. 

Accanto al monumento originariamente eretto in memoria degli operai deceduti durante i lavori per i Mondiali di Italia ’90, si ritrovano tifosi di tutta Italia. 

Per il trentesimo anniversario della sua scomparsa, il 29 gennaio 2025 è prevista una giornata di commemorazione con il raduno alle ore 18:00 presso la Gradinata Nord. 

Gli organizzatori invitano i tifosi di tutte le squadre a partecipare e a portare una sciarpa, che verrà simbolicamente unita alle altre in segno di vicinanza.

Il movimento ultras e gli eventi successivi alla morte di Spagna


L’omicidio di Spagnolo generò un’ondata di indignazione tra gli ultras italiani. 

Il 5 febbraio 1995, per la prima volta nella storia del tifo organizzato, le curve di tutta Italia si unirono per lanciare un messaggio comune “Basta lame, basta infami”.

Questo è un estratto dal comunicato ufficiale del 1995:

“L’ennesimo assurdo agguato ci fa dire basta. Basta con chi ultrà non è, con chi cerca a spese del mondo ultrà di fare notizia, ignorando il male irreparabile che provoca. 

Basta con la moda dei 20 contro 2 o 3, delle molotov e dei coltelli. Il rischio è che saremo solo noi a pagare le conseguenze di questi atti vili.”

Trent’anni dopo, l’efficacia di quell’appello è ancora dibattuta. 

Le armi bianche sono meno diffuse, ma la violenza tra tifosi persiste, spesso lontano dagli stadi. L’omicidio di Ciro Esposito nel 2014, ucciso con un colpo di pistola a Roma durante la finale di Coppa Italia Napoli-Fiorentina, ha segnato un altro tragico capitolo di questa escalation.


L’evoluzione delle misure di sicurezza negli stadi


Dopo la morte di Spagnolo, le autorità italiane hanno introdotto normative più severe per contrastare la violenza negli impianti sportivi:

  • ampliamento del DASPO (Divieto di Accesso alle Manifestazioni Sportive), con misure restrittive più rigide.
  • adozione della Tessera del Tifoso, pensata per identificare e monitorare i frequentatori degli stadi.
  • incremento della videosorveglianza**, con telecamere di riconoscimento facciale nei settori più a rischio.

Nonostante queste misure, alcune curve continuano a essere coinvolte in attività illecite, come dimostrano le recenti inchieste giudiziarie che hanno smantellato reti di criminalità organizzata tra le tifoserie di Inter e Milan.

Il declino di un certo mondo ultras

 

Molti storici gruppi ultras, tra cui le Brigate Rossonere, si sono sciolti negli ultimi decenni. L’inasprimento delle misure di sicurezza ha ridotto l’afflusso dei tifosi organizzati, determinando una netta separazione tra i “duri e puri” contrari alla Tessera del Tifoso e il pubblico generico. 

Una figura simbolo del tifo genoano, Roberto Scotto, oggi manca alla Gradinata Nord, e la sua assenza riflette un cambiamento nel panorama ultras. Il libro di Massimo Calandri, che narra la storia della Fossa dei Grifoni, è andato esaurito in breve tempo, testimoniando il forte interesse verso un’epoca ormai tramontata.

 

Un nuovo momento storico

 

Dopo le tensioni e le violenze del recente derby della Lanterna tra Genoa e Sampdoria, l’appuntamento del 29 gennaio 2025 potrebbe rappresentare un’occasione per riflettere e rilanciare un messaggio di unità tra le tifoserie.A trent’anni dalla tragedia, resta aperto il dibattito su quanto il mondo ultras sia cambiato e su come si possa continuare a combattere la violenza negli stadi. L’evento commemorativo per Spagnolo potrebbe essere il punto di partenza per un’ulteriore presa di coscienza collettiva, nella speranza che tragedie simili non si ripetano mai più.

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